venerdì 23 aprile 2010

Quando la risposta all'odio è l'Amore

E' curioso vedere come di fronte alla paura della morte si risvegli in noi, prepotente, una forma di difesa che vede nel giustizialismo una sorta di scudo ai nostri timori e alle nostre insicurezze. Vivere la morte come il compimento del nostro passaggio ( ahimè breve ) attraverso questa esistenza è dono di pochi. E viverla in serenità è riscoprire quel cordone ombelicale che lega la creatura al Creatore.

E per passare dalla teoria alla vita, occorre che questa esperienza atterri nel quotidiano, si faccia concretamente ospitare dalla Storia.

La fine degli anni '90 ha caratterizzato, nel nordafrica, una recrudescenza della violenza e del terrorismo di matrice islamica, che ha mietuto vittime soprattutto tra gli stranieri di religione cristiana. Navigando in internet, ho trovato questa splendida pagina, scritta da un monaco cattolico, un frate trappista, che "sentiva" l'approssimarsi della persecuzione e forse della morte, così come è avvenuto due anni dopo questo scritto.

In un epoca di attacchi alla Chiesa Cattolica come quella che stiamo vivendo in questi giorni, dove è troppo facile gettare fango su molti a causa di pochi, queste righe ci ricordano che di fronte alle miserie che vengono denunciate con fragore, esiste una santità silenziosa, fatta di testimonianza e di amore.

Un Amore così grande che permette di offrire la propria vita rispondendo con amore a chi è portatore di odio.

Prendiamo queste parole come un dono.

Testamento spirituale di frère Christian, priore dell’Abbazia di Tibhirine, ucciso con 6 fratelli monaci trappisti, da fanatici religiosi in Algeria, il 21 maggio 1996

Quando si profila un AD-DIO

Se mi capitasse un giorno - e potrebbe essere oggi - di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era "donata" a Dio e a questo paese.
Che essi accettassero che l’unico Signore di ogni vita non potrebbe essere estraneo a questa dipartita brutale. Che pregassero per me: come essere trovato degno di una tale offerta?
Che sapessero associare questa morte a tante altre ugualmente violente, lasciate nell’indifferenza dell’anonimato. La mia vita non ha valore più di un’altra. Non ne ha neanche meno. In ogni caso non ha l’innocenza dell’infanzia. Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del male che sembra, ahimè prevalere nel mondo, e anche di quello che potrebbe colpirmi alla cieca.
Venuto il momento vorrei poter avere quell’attimo di lucidità che mi permettesse di sollecitare il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in umanità, e nello stesso tempo di perdonare con tutto il cuore chi mi avesse colpito. Non potrei augurarmi una tale morte. Mi sembra importante dichiararlo. Non vedo, infatti, come potrei rallegrarmi del fatto che questo popolo che io amo venisse indistintamente accusato del mio assassinio. Sarebbe pagare a un prezzo troppo alto ciò che verrebbe chiamata, forse, la "grazia del martirio", doverla a un Algerino, chiunque sia, soprattutto se egli dice di agire in fedeltà a ciò che crede essere l’Islam. So di quale disprezzo hanno potuto essere circondati gli Algerini, globalmente presi, e conosco anche quali caricature dell’Islam incoraggia un certo islamismo. E’ troppo facile mettersi la coscienza a posto identificando questa via religiosa con gli integrismi dei suoi estremismi.
L’Algeria e l’Islam, per me, sono un’altra cosa, sono un corpo e un anima.

L’ho proclamato abbastanza, mi sembra, in base a quanto ho visto e appreso per esperienza,
ritrovando così spesso quel filo conduttore del Vangelo appreso sulle ginocchia di mia madre, la mia primissima Chiesa proprio in Algeria, e già allora, nel rispetto dei credenti musulmani.
La mia morte, evidentemente, sembrerà dare ragione a quelli che mi hanno rapidamente trattato da ingenuo, o da idealista: "Dica adesso, quello che ne pensa!".
Ma queste persone debbono sapere che sarà finalmente liberata la mia curiosità più lancinante.
Ecco potrò, se a Dio piace, immergere il mio sguardo in quello del Padre per contemplare con lui i Suoi figli dell’Islam così come li vede Lui, tutti illuminati dalla gloria del Cristo,
frutto della Sua Passione, investiti del dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre di stabilire la comunione, giocando con le differenze.
Di questa vita perduta, totalmente mia e totalmente loro, io rendo grazie a Dio che sembra averla voluta tutta intera per questa gioia, attraverso e nonostante tutto.
In questo "grazie" in cui tutto è detto, ormai della mia vita, includo certamente voi, amici di ieri e di oggi, e voi, amici di qui, insieme a mio padre e a mia madre, alle mie sorelle e ai miei fratelli, e a loro, centuplo regalato come promesso!
E anche te, amico dell’ultimo minuto che non avrai saputo quel che facevi.
Sì, anche per te voglio questo "grazie", e questo "ad-Dio" nel cui volto ti contemplo.
E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati,
in Paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due.
Amen! Inch’Allah.

Algeri, 1 dicembre 1993
Tibhrine, 1 gennaio 1994

venerdì 9 aprile 2010

Con la Fondazione "Giorgio Castelli" per creare la Cultura della Vita

Di seguito l'intervista a Marco Giustinelli pubblicata sul numero di Aprile del periodico Controluce e realizzata da Arianna Saroli.
( www.controluce.it)

D. In base ai dati forniti dall'Ares 118 durante vari corsi di formazione emerge che Albano Laziale, grazie all'interessamento della Polisportiva, è una tra le città più sensibili e attente al tema della formazione degli operatori sportivi per quanto riguarda gli interventi di primo soccorso ed il conseguente possibile utilizzo del defibrillatore.

Come nasce questa particolare attenzione?

R. Quando il Presidente Luciano Di Nicola mi chiamò a collaborare con la Polisportiva, ci chiedemmo come riorganizzare una attività che sino ad allora si limitava ad una sorta di gestione degli spazi comunali e al mero riconoscimento dei risultati ottenuti dagli atleti e dalle società affiliate.

La decisione fu quella di ripensare la Polisportiva come una sorta di laboratorio di “cultura dello sport”, dove l’atleta non venisse valorizzato solo sulla base dei risultati agonistici ottenuti, ma anche – e soprattutto – come persona. Da qui nasce la necessità di tutelare in primo luogo la salute. E la gestione dell’emergenza è il primo passo verso la tutela della salute dello sportivo.

D. La Polisportiva d Albano Laziale organizza da tempo corsi di formazione gratuiti d BLSD per l'utilizzo del defibrillatore destinati alle società affiliate grazie alla collaborazione della fondazione Giorgio Castelli Onlus.
Quando nasce questo rapporto tra la Fondazione e la Polisportiva e in quale occasione quest'ultima riesce ad ottenere l'appellativo di “Polisportiva cardioprotetta”?

R. Il rapporto con la Fondazione nasce grazie a quella straordinaria esperienza sociale, legata allo sport che è l’Atletico Pavona, una piccola Società di calcio a cinque del Comune di Albano che nasce nel 2003 su iniziativa di un gruppo di genitori che, su base assolutamente volontaria, decisero di realizzare un ambiente dove i giovani e le loro famiglie potessero concretamente sperimentare i valori dell’accoglienza, dell’integrazione, dell’amicizia. Da qui a porre la sicurezza come uno dei punti cardine del progetto il passo è stato veramente molto breve. Incontrammo poi, quasi per caso, il Dr. Castelli ad un convegno della Federazione Italiana Giuoco Calcio e nacque subito l’embrione di quella che sarebbe diventata nel tempo una autentica amicizia anche a livello personale. Trasferire questo entusiasmo all’interno della Polisportiva è stato il passo immediatamente successivo. Il completo coinvolgimento di quella straordinaria persona che è Luciano Di Nicola, un amico e un manager di eccezionali capacità umane e professionali, ha fatto il resto. Grazie proprio all’impegno mio e di Luciano che è stata portata all’attenzione del Sindaco Mattei, nel 2008, la necessità di proteggere i luoghi della nostra Città dove si pratica lo Sport. L’appoggio del Primo Cittadino è stato immediato e completo. Debbo confessare che sono rimasto stupito anche io, conoscendo i tempi della politica e la consueta distanza tra i buoni propositi e l’azione concreta, della efficienza e dell’immediatezza dell’azione di Mattei. In pochi mesi, coordinando Amministrazione Comunale, Fondazione Giorgio Castelli e Polisportiva Comunale Generale, sono stati effettuati cinque corsi di formazione, certificati oltre duecento operatori BLS-D e installati defibrillatori presso gli impianti sportivi comunali di Albano, Cecchina e Pavona.

Oggi possiamo dire, senza tema di smentita, che Albano è una Città, dal punto di vista sportivo, cardioprotetta. E in questo ambito è doveroso riconoscere i meriti dell’amico Luciano Di Nicola. Un Presidente come non credo che la Polisportiva Comunale abbia mai avuto. Estremamente competente da un punto di vista sportivo ( è infatti Consigliere Provinciale della FIPAV ), ha messo a completa disposizione le sue capacità gestionali e la sua onestà e preparazione. Ha saputo coinvolgere nella giusta misura l’Amministrazione, promuovendo iniziative concrete a costo zero per le società affiliate, facendo leva sul volontariato e su istituzioni, come la Fondazione Castelli che prestano la loro opera in modo assolutamente gratuito. Un modello di public management da prendere ad esempio. Tra l’altro mi vengono i brividi quando sento dire che in futuri assetti amministrativi della nostra Città, si vocifera che possa venir sostituito alla presidenza da qualche personaggio che qualcuno intende “premiare” a livello politico. Mi auguro che siano solo chiacchiere pre elettorali, altrimenti sarebbe l’ennesima sconfitta per tutto il movimento sportivo albanense.

D. Pensa che questo impegno sinergico che offre a ragazzi e dirigenti sportivi l'opportunità di riflettere sull'importanza soprattutto della prevenzione attraverso le visite sportive di controllo possa portare ad un abbassamento degli episodi tragici che interessano purtroppo molti giovani durante l'attività sportiva?

R. Oggi, nel nostro Paese non esiste più la medicina preventiva, immolata – ahinoi – sull’altare dei tagli al bilancio ad ogni costo. Quando ero bambino, purtroppo in epoca ormai lontana, esisteva la medicina scolastica, la visita di leva che, di fatto, garantivano uno screening di massa che permetteva di individuare con una buona approssimazione tutta una serie di patologie congenite, soprattutto a livello cardiovascolare. Oggi, paradossalmente, l’unico filtro obbligatorio è la visita per l’ottenimento dell’idoneità sportiva agonistica. Occorre quindi utilizzare questa occasione per verificare eventuali patologie, presenti nel ragazzo, che presentino controindicazioni a situazioni di stress psicofisico. A Pavona abbiamo esteso, su suggerimento della Fondazione, la visita di idoneità agonistica anche ai ragazzi più piccoli ( la normativa prevede l’obbligatorietà del rilascio dell’idoneità agonistica solo per gli atleti sopra i quattordici anni ), richiedendo obbligatoriamente anche l’ecocardiogramma che, allo stato attuale, è l’unico esame che permette l’individuazione di cardiopatie congenite. Nel corso di questi due anni abbiamo riscontrato,proprio grazie a questo protocollo almeno tre casi di ragazzi che presentavano problematiche incompatibili con la pratica agonistica che altrimenti sarebbero sfuggiti alle visite mediche di routine. Per almeno uno dei casi, lo stress e lo sforzo prolungato avrebbero potenzialmente potuto mettere a repentaglio la vita stessa. Purtroppo i dati in nostro possesso sono impressionanti. Nel calcio, lo sport più praticato in Italia ( solo nel Lazio abbiamo oltre 110.000 tesserati ) da fonti del Settore Giovanile e Scolastico della FIGC risulta che almeno la metà dei tesserati “salta”, con la complicità criminale delle Società, la visita medica obbligatoria. E le Federazioni, per non perdere adesioni, fanno finta di non vedere. E la lista dei decessi tra sportivi si allunga …

D. Grazie alla formazione sempre crescente di operatori sportivi, ci sono dati che forniscono un riscontro sull'utilità di tale iniziativa formativa?

R. L’utilità di creare la “cultura dell’emergenza” su di un territorio, significa rafforzare il concetto che “l’altro” è importante. Significa, in definitiva, considerare la comunità ( civile, sportiva, sociale … ) come un insieme di persone, con la loro identità, i loro problemi, le loro potenzialità. E’ il modo per ricordarci che ciascuno di noi è un elemento irripetibile, fonte di ricchezza per l’intera comunità. E quindi va tutelato, protetto, valorizzato. Un operatore sportivo che mette al primo posto la tutela della persona e non il risultato agonistico è già un successo di per se. Poi si aggiunge il fattore che possiamo definire “tecnico”. A mero titolo di esempio, nell’ultimo anno tre persone in arresto cardiaco sono state salvate da operatori laici addestrati dalla Fondazione Giorgio Castelli e nella nostra città, il calciatore dell’Albalonga Luigi di Bartolomeo, colpito da arresto cardiaco durante una partita del Campionato di Eccellenza, si salvava grazie al pronto intervento dei compagni di squadra che lo mantenevano in vita con il massaggio cardiaco sino all’arrivo dei soccorsi con il defibrillatore. In paesi più evoluti da questo punto di vista, come gli Stati Uniti, il corso di Primo Intervento si fa persino ai bambini delle Elementari. In Italia non è previsto nemmeno per gli studenti universitari di Medicina…

D. Nelle società affiliate alla Polisportiva si è mai reso necessario l'utilizzo del defibrillatore?

R. Nel caso del calciatore Di Bartolomeo, l’atleta è stato salvato grazie all’uso del defibrillatore. Alla quinta scarica il cuore del ragazzo ha ripreso a battere. Se non ci fosse stata la presenza a bordo dell’ambulanza del 118 di un defibrillatore, oggi stavamo piangendo l’ennesima vittima dello sport. A tale proposito, mi duole dirlo, che una delle poche società che non ha mai partecipato ai corsi di formazione promossi dalla Polisportiva in collaborazione con la Fondazione Castelli, è stata proprio l’Albalonga Calcio. Occorre che le società, soprattutto quelle che raccolgono tanti atleti anche giovanissimi, si adoperino per tutelare meglio i propri iscritti. Non c’è sempre un ambulanza con defibrillatore a bordo dietro l’angolo.

D. Pensa che la promozione di tali corsi in ambito scolastico sia una strada utile da percorrere?

R. Non credo che sia utile. E’ assolutamente indispensabile. In tale direzione sta andando anche il Comune della Città di Albano. Non voglio rischiare lo spot elettorale, ma proprio in questi giorni il Sindaco Marco Mattei ha donato alla Scuola Elementare di Via Rossini il defibrillatore. I docenti del plesso erano stati addestrati nei corsi dello scorso Gennaio promossi dalla Polisportiva e realizzati dalla Fondazione Castelli. Inoltre l’Albafor, l’Istituto di formazione di proprietà del Comune di Albano, già nello scorso mese di Giugno ha posizionato presso gli Uffici di Direzione un defibrillatore che segue i ragazzi che fanno attività sportiva durante gli impegni agonistici. Docenti delle Sedi di Albano, Pomezia, Marino e Velletri hanno conseguito l’attestato di operatore BLS-D e stiamo studiando un progetto che vede il coinvolgimento in corsi di formazione degli allievi di tutte le Sedi presenti sul territorio. E’ il primo passo verso la realizzazione di una cultura, come dicevo prima, di attenzione all’altro che parte dalla gestione dell’emergenza e che arriva ad una gestione del proprio corpo in moda adeguato. Occorre attaccare alla locomotiva dell’emergenza i vagoni della sicurezza, della corretta alimentazione, dell’antidoping, del rispetto del proprio corpo e di quello altrui. E la scuola rappresenta la stazione ferroviaria ideale da dove far partire il treno virtuale della formazione delle nuove generazioni. Altri paesi, come dicevo prima, lo fanno da anni. Noi, come spesso accede, ci attiviamo, con eccellenti risultati, in concomitanza di fatti tragici, per poi dimenticare l’aspetto della prevenzione che viene da una visione lungimirante e programmata. Purtroppo in eventi dove, per dirla con le parole del mio amico Valerio Castelli “ … si fanno i conti con i secondi”, attendere è drammaticamente inutile.

domenica 4 aprile 2010

AUGURISSIMI DI BUONA PASQUA!!!!!!

Marco, Debora, Simone, Matteo e Marta augurano a tutti una Santa Pasqua da vivere in serenità e amicizia accanto alle persone che si amano!!!! ;)