sabato 16 marzo 2013

FRANCESCO, UN PAPA VENUTO DALLA "FINE DEL MONDO"

Mai come questa volta, il detto romano "chi entra Papa in Conclave, ne esce Cardinale", è stato vero. Mentre i giornalisti di mezzo mondo si scervellavano sui nomi di Scola, di Dolan o di altri porporati considerati "papabili", i cardinali riuniti in Conclave hanno scelto, come successore di San Pietro, l'argentino di origini astigiane Mario Bergoglio, che ha accettato l'investitura prendendo il nome di Francesco.
Una scelta che ha una sua logica. Non si è voluto puntare su di un giovane per evitare, a mio parere, una caratterizzazione troppo marcata del pontificato, come avvenne con l'elezione di Giovanni Paolo II che per oltre un quarto di secolo ha rappresentato la guida della Chiesa Cattolica, identificandola sempre più nella sua eccezionale figura di  uomo e di Pontefice di straordinario spessore sia umano che comunicativo.
Non si è voluta scegliere una candidatura forte come quella di Angelo Scola, per il rischio di trovarlo, lui che ha sempre sostenuto Comunione e Liberazione, al centro delle vicende poco chiare che stanno coinvolgendo il movimento creato da don Giussani.
Non si è voluto scegliere un americano del nord, per evitare una rottura con la frangia moderata del''Islam che, comunque, nutre sempre forti sentimenti anti statiunitensi e neanche un europeo, per dare un chiaro segnale che la chiesa non è più eropocentrica, ma aperta al mondo.
Settantasei anni, Bergoglio, anzi, Francesco, si troverà a combattere una battaglia simile a quella del cinquantanovenne Cardinale di Cracovia.
Per Woytila fu la gestione della fine del comunismo, culminata con la caduta nel 1989 del Muro di Berlino e partita proprio dai cantieri di Danzica, nel paese di origine del Papa polacco.
Per Bergoglio la sfida sarà quella di guidare la barca di Pietro attraverso quella che si sta prefigurando come la crisi del capitalismo.
Due ideologie che più volte Giovanni Paolo definì come "facce della stessa medaglia".
Due papi che dovranno riportare l'uomo al centro della scena, tramontate ormai definitivamente la concezione socialista e, anche, quella liberista che, paradossalmente, dichiarando di voler raggiungere la felicità attraverso l'economia, hanno solo generato milioni di poveri e creato disuguaglianze e miseria.
Occorre percorrere una "terza via" e la Chiesa. con la sua forza profetica è chiamata ad essere sempre più entità spirituale e sempre meno punto di riferimento politico, per poterla indicare con chiarezza all'umanità.
Perchè la Chiesa è l'unica in grado di dare una chiave di lettura della sofferenza che guardi alla speranza. E questo -  come ha subito sottolineato nella sua prima omelia Papa Francesco - si può fare solo professando la fede in Cristo e Cristo crocifisso.
E solo in questo modo, facendosi povera tra i poveri, la Chiesa può confermarsi come punto di riferimento per chi ha come unico elemento in cui riporre le proprie speranze e a cui affidare i propri dolori e le proprie tribolazioni, l'annuncio profetico del kerigma incarnato nel Vangelo.
E allora, Papa Bergoglio, buon lavoro.
Su di te sono puntati gli occhi e le speranze di milioni di esseri umani, umiliati dalla povertà e privati di tutti quei punti di riferimento che hanno caratterizzato l'umanità per secoli.
Dovrai ricostruire sulle macerie, nella consapevolezza, oggi come non mai, che non si possono servire due padroni, o si serve Dio o il denaro.
E dalle tue prime parole è emerso subito che hai fatto la tua scelta, che sarà la scelta della Chiesa per i prossimi, speriamo lunghi, anni del tuo pontificato.
E che, il Poverello di Assisi, di cui hai scelto il nome, cammini con te in questa nuova San Damiano della storia.