Ogni viaggio è fonte di esperienza. E l'esperienza è tanto più forte, quanto più si è disposti a viaggiare con il cuore e non solo con la macchina fotografica e la mentalità del turista, seppur per lavoro.
Quattro giorni che mi hanno fatto conoscere un paese, la Romania, che ricordavo più per la saga del Conte Dracula e per le vicende storico politiche vissute a cavallo della fine del comunismo che per altro. E poi, anche per me è stato facile calarmi nei luoghi comuni della nazione etichettata come esportatrice di manodopera a buon mercato e di violenza gratutita.
Nel saluto ai bambini della scuola di Ilfov ( l'hinterland di Bucarest ) il mio collega Pino Valicenti ha rivolto l'augurio che i giovani possano uscire dalla Romania " ... non più come emigranti, ma come turisti." Una rivoluzione che l'Europa devetrovare la forza di realizzare, se si vuole passare da mercato a nazione. La nazione Europea che deve prendersi sulle spalle l'onere di assistere paesi, come la Romania, che vogliono uscire da un Medioevo moderno ( che differenza abissale tra la capitale Bucarest e la campagna a dieci minuti dal centro storico! )
e entrare a pieno diritto nella modernità di una Europa che ha le carte in regola, date dalla storia, di essere il faro sociale e culturale di un mondo che cambia.
Siamo stati accolti da colleghi che ci hanno trasmesso la passione per il loro lavoro, il nostro lavoro, vissuto talvolta in condizioni di difficoltà estreme, di vera frontiera della cultura ... e non solo. Insegnanti che vivono la necessità di formare i nuovi cittadini in un mondo nel quale convivono i carretti trainati da cavalli e la tv satellitare e internet!
Un mondo dove la dignità dell'insegnamento deve coesistere con situazioni di disagio evidenti e palpabili.
Siamo stati accolti con amicizia, quasi con l'affetto che si ha per i vecchi amici che ti vengono a trovare. Ci sono stati regalati momenti di intensa emozione, come i canti della scuola di Bucarest e la possibilità di disegnare e dialogare con i bambini di Cernica e, quello che più mi è rimasto nel cuore sono i sorrisi dei bambini, i loro occhi vivaci che non meritano di vedere le bruttezze di una emigazione selvaggia che divide le famiglie, che distrugge la dignità patrimonio di ogni essere umano. E' ora, per l'Europa, di passare dalla cultura del mercato, dell'economia alla cultura della solidarietà, della condivisione. E' ora, ormai, di costruire una realtà dove i nostri figli si sentano a casa propria, sia in Italia, che in Spagna, che in Danimarca, come in Romania.
Abbiamo studiato insieme alla comunità locale, dove, seduti uno accanto all'altro c'erano il docente italiano, il pope ortodosso, il poliziotto del villaggio, il bambino che vede i cartoni di Scooby Doo e Disney Channel, e direttori e insegnanti di Italia, Romania e Spagna e, tutti insieme, ci interrogavamo sulle radici della violenza giovanile che ormai dilaga in modo preoccupante.
Soprattutto, siamo rimasti colpiti dal risultato del sondaggio che è stato realizzato su un campione di bambini, ragazzi e ragazze di Ilfov. Alla domanda di cosa si aspettavano dal mondo degli adulti per combattere la violenza, la risposta è stata: comprensione, condivisione, affetto.
Probabilmente sarebbe stata la stessa cosa se, a rispondere alle domande del questionario, fossero stati i nostri ragazzi dell'Albafor...
1 commento:
Buna seara
Sunt Stefan directorul de la Cernica. felicitari pentru articol.
Craciun Fericit !
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