
Che desolazione leggere sui quotidiani che Emma Bonino, candidata alla guida della Regione Lazio, rivendica il suo passato di abortista convinta, e si conferma tra coloro che vedono l'aborto come una conquista delle donne, come una forma di "modernità". Su questo blog non si è mai parlato di politica ne' di partiti, ma mi corre l'obbligo di spendere due parole a difesa della Cultura della Vita, contro chi, nel nome del progresso, si proclama alfiere di un modo di pensare che respingo, nel nome di quello che c'è di più sacro al mondo: la difesa della vita umana dal momento del suo concepimento a quello della sua fine naturale. Con tanti amici, e in tanti modi, sto cercando di proporre, soprattutto ai giovani, un approccio al quotidiano che si realizzi nella promozione della vita, nella tutela della salute, nel tentativo di pensare l'altro come una cosa importante, come qualcuno per cui vale la pena di lottare e di spendersi.
La vita è sempre degna di essere vissuta. E nessuno, ne' uomo ne' stato, può arrogarsi il diritto di porre fine ad essa. Stabilire dei parametri secondo i quali un medico, un giudice, un politico può valutare se porre fine all'esistenza di una creatura umana, significa dare forza ad una cultura di stampo nazista. Allora, in nome della razza si stabilirono parametri per i quali una vita si dichiarava "non degna di essere vissuta" e se ne autorizzava, anzi se ne promuoveva, la soppressione sistematica. Oggi, paradossalmente, si è reintrodotto il concetto che lo stato può fissare dei parametri secondo i quali una vita appena concepita può essere eliminata. Si combatte nelle piazze per impedire che un assassino o uno stupratore o uno stragista vengano giustiziati, ma coloro che gridano contro la pena di morte, tacciono quando la vittima è un embrione umano, incapace di non solo di difendersi, ma anche di esprimersi.
E che chi si candida alla guida di una parte importante del nostro paese, si proclami paladino di questo tipo di cultura, non può raccogliere che la mia profonda avversione.
La signora Bonino dovrebbe scoprire la ricchezza di vivere accanto a disabili che giorno dopo giorno lottano per rimanere attaccati alla vita, dovrebbe provare il piacere di tenere tra le braccia l'ultimo nato di dieci figli.
La morte non è mai bella, non è mai una soluzione. La morte, quando è provocata coscientemente, genera sempre disperazione, dolore, sensi di colpa. La morte non può essere mai compatibile con la vita. E anche per la peggiore delle vite non può e non deve esistere qualcuno o qualcosa che può decidere se togliertela o lasciartela.
Rifletta, signora Bonino, e lasci perdere. Ho il dubbio che chi non è in grado di tutelare la cosa più preziosa che posseggo, avrà difficoltà a gestire bene anche i miei soldi .
Nessuno tocchi Caino ( dice la Bibbia ) ... figuriamoci Abele!