domenica 24 gennaio 2010

UN SEGNALE DI SPERANZA

Ho iniziato la mattina di domenica con un modo strano di pensare al Cielo. Un libro. Un piccolo libro che, insieme alla colazione, mia madre mi ha posato accanto al letto. E' un libro che Giuseppe "Peppe" Ventura ha dedicato alla "sua" Marta. La ragazzina che Dio si è riportata in cielo con modi e tempi che la maggior parte di noi non vuole e non può accettare. Sopravvivere al proprio figlio è un dolore umanamente insopportabile, intellettualmente inconcepibile, spiritualmente devastante. Eppure, dalle pagine di questo libro emergono una forza e una serenità che lasciano sconcertato il lettore. Non si legge disperazione, non si legge un addio, ma un arrivederci. Il "fiore strappato dalla terra per essere trapiantato nel giardino del Paradiso" continua a restare vivo nel ricordo e nella speranza.
E quello che traspare con chiarezza dalle parole, dalle espressioni, dalle emozioni forti che questo libro non può non trasmettere, è che la chiave di lettura di questa storia è la Fede. Una Fede dichiarata. Un progetto e non una fuga. La Fede di Peppe e Eugenia e dei loro figli, della loro famiglia, non è un modo di cercare di dare una spiegazione ad un evento terribile, non è una fuga dal dolore. E' la consapevolezza, espressa con tenerezza, della coscienza che ciascuno è parte del Progetto della Vita che si chiama Amore. E' un libro che esprime la consolazione e mai la disperazione.
E la tenerezza di un padre terreno che si affida ad un Padre celeste che ha fatto tornare a se una figlia, facendola passare dalla benedizione alla grazia. E tutto questo in attesa di poterla riabbracciare nell'Eternità.

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