martedì 28 dicembre 2010

8 GENNAIO: CONVEGNO FONDAZIONE CASTELLI

Come tutti gli anni, la Fondazione Castelli ci invita a riflettere su argomenti che toccano la nostra esperienza quotidiano e il nostro impegno nel sociale. Quest'anno la tematica è di sicuro interesse, tenuto conto anche del livello dei relatori: Mons. Rino Fisichella che esporrà il punto di vista religioso e l'On. Walter Veltroni che si intratterrà sul pensiero laico, oltre ad altri ospiti della stampa, del mondo ospedaliero, dello Sport e della Cultura.

Il dibattito conclusivo, dove alcuni studenti universitari e il pubblico in sala avranno l'opportunità di dialogare con i relatori, sarà condotto dal sottoscritto.

mercoledì 22 dicembre 2010

Buon Natale


Buon Natale.

Buon Natale ai miei figli,

ai quali auguro di guardare sempre alla Vita con allegria e con la consapevolezza che è una esperienza meravigliosa, un dono unico e irripetibile, che vale la pena di essere vissuto con intensità fino in fondo, conservando sempre la gratitudine di esserci.

Buon Natale ai miei genitori,

ai quali auguro di continuare a vivere a lungo, con la saggezza portata dagli anni e con la serenità di chi, attraverso la Fede, non smette mai di stupirsi e di stupire, con i piedi piantati nella terra e con lo sguardo rivolto verso il Cielo.

Buon Natale ai miei amici,

compagni di battaglie, di esperienze, fratelli con cui condividere le vittorie e le sconfitte della vita. A loro l’augurio, dal profondo del cuore, di continuare a vivere l’amicizia come una occasione per continuare a spezzare insieme il pane della quotidianità, vivendo sempre l’altro come un dono.

Buon Natale ai miei nemici,

o comunque a quelli che non condividono le mie scelte e le mie posizioni e mi considerano un ostacolo o un problema. Un augurio di pace e serenità e la speranza che tutti scoprano le ricchezze che albergano anche in chi ci sembra lontano e diverso e si riesca sempre a superare ciò che ci divide, nella speranza di scoprire ciò che ci unisce.

Buon Natale al Buon Dio,

che con la scusa che è Lui, nessuno gli fa mai gli Auguri. Gli auguro di poterci sempre perdonare nei casini che combiniamo, di comprenderci nei momenti di scoramento e delusione, di aiutarci nei problemi e di continuare ad aspettarci quando torneremo a casa,finalmente coscienti che solo in Lui ci sono tutte quelle cose che ci affanniamo inutilmente a cercare da ogni parte per essere felici.

Buon Natale alla mia Patria,

alla bella Italia, baciata dal sole e dal mare, riempita dalla bellezza dell’Arte e arricchita da poeti, da santi, da navigatori. Che possa ritrovare la pace sociale e possa tornare ad essere un luogo dove ciascuno trovi il suo rifugio anche se povero, straniero, malato e dove alberghi la garanzia di quelle opportunità che danno ai giovani la speranza nel futuro e agli anziani la serenità della vecchiaia.

Buon Natale allo Sport,

che amo tantissimo, perché continui ad essere occasione di unità e di integrazione e impari a scrivere la parola “avversari” al posto di “nemici” e possa tornare ad essere un diritto di tutti, giovani e anziani, e non uno svago per i ricchi.

Buon Natale,

perché per cercare di essere migliori, non bisogna aspettare che arrivi il Natale, ma visto che, comunque è arrivato, diamoci da fare per esserlo.

giovedì 16 dicembre 2010

IO CONTINUO A TIFARE PER LA VITA!


Un gravissimo attacco alla vita umana e alla libertà della persona è quello che il governo filippino sta portando avanti con l’adozione di una normativa che prevede il numero massimo di due figli per coppia, pena, per i non adempienti, sanzioni economiche o addirittura il carcere ( fonte l”Avvenire” del 16.12.2010 pag.20 ).

Si sta riproponendo la politica demografica che la Repubblica Popolare Cinese sta applicando da anni, con la conseguenza che, soprattutto nei sobborghi rurali, quando il nascituro è femmina e non può essere “utile” al lavoro dei campi, si adottano pratiche abortive estreme, se non la soppressione della neonata o, nella migliore della ipotesi, la “non segnalazione agli uffici demografici”, con la generazione di individui privati della personalità giuridica e, conseguentemente uno squilibrio demografico significativo che, a breve, farà sentire tutto il suo peso.

Andare in carcere per la Vita! Un paradosso giuridico e morale che coinvolgerà inevitabilmente tutti coloro che per difendere le proprie idee o, soprattutto, la vita dei figli che stanno venendo al mondo, saranno sottoposti a vessazioni e alla privazione della libertà personale. Dopo Africa e Medio Oriente, anche l’Asia sta tornando terra di persecuzione per i cristiani che, sempre più stanno tornando nelle condizioni di difendere la propria fede a costo della vita. La storia si ripete. Ma non è un problema di Religione, o almeno non solo. Le nazioni occidentali debbono far sentire la loro voce, forte e chiara, a difesa di valori universali, primo fra tutti la difesa della vita e secondo, la libertà di ciascuno alla autodeterminazione e alla possibilità di compiere scelte di vita consone ai propri convincimenti morali ed etici.

Purtroppo, l’Europa e gli Stati Uniti sono sempre più sensibili alle problematiche economiche che alla difesa dei diritti umani e lo strapotere finanziario della Cina ha fatto ben presto dimenticare le centinaia di studenti massacrati a Tien An Men, la negazione sistematica del dissenso e poche voci autorevoli si sono levate a manifestare indignazione quando al Premio Nobel per la pace, conferito ad uno dei principali dissidenti cinesi, ovviamente in carcere, è stato impedito di partecipare alla cerimonia di premiazione e, addirittura di farsi rappresentare da un famigliare o un amico.

Sono cose che ci fanno riflettere e ci ricordano che stiamo vivendo in un paese dove la libertà di ciascuno di noi non è mai messa in discussione e dove il dissenso rappresenta una opportunità di confronto e non un crimine sociale da reprimere, finanche con il sangue. Quello che ci manca non è la Libertà, ma la maturità di saperla apprezzare e gestire. Il tutto supportato da una classe dirigente che sicuramente rappresenta la peggiore espressione dal fascismo ad oggi. La recrudescenza della violenza da parte degli studenti è, nei fatti, la frustrazione di vedersi rubato il proprio futuro da una generazione di adulti che fa della raccomandazione e della prostituzione politica il modello culturale dominante, sia a destra che a sinistra. E che non si prende neanche la responsabilità di impegnarsi a garantire il lavoro ( e non il posto ) in modo stabile e soddisfacente.

E’ una generazione di adulti che sa vivere solo di ricatti e di apparenza, mortificando aspirazioni legittime e costruendo un modello sociale virtuale dove i poveri, i deboli e i malati sono considerati prodotti di scarto e dove l’apparenza ha definitivamente preso il posto della sostanza.

E allora, uomini e donne liberi e forti sono chiamati a difendere, privatamente e pubblicamente, i valori inalienabili della vita, dal suo concepimento alla sua fine naturale, rispondendone con il proprio comportamento, le proprie risorse materiali e intellettuali e manifestando il proprio dissenso verso quelle situazioni, e torniamo alle Filippine, dove la persona e la sua libertà sono immolate sull’altare di una economia malata e lontana dall’uomo.

domenica 12 dicembre 2010

martedì 7 dicembre 2010

AUSCHWITZ: UN GRIDO DI DOLORE PER NON DIMENTICARE





Auscwitz non si può raccontare.

Auschwitz si può testimoniare solo con le sensazioni che ti lascia, Quell’odore pungente del forno che neanche settanta anni di storia sono riusciti a cancellare, quelle migliaia di foto che ti guardano, chiedendo di non dimenticare, quelle cataste di scarpe, di occhiali di valigie …

Ad Auschwitz si è consumata una delle più grandi tragedie dell’umanità: l’assassinio sistematico e scientificamente programmato e realizzato di milioni di esseri umani inermi, colpevoli solo di essere uomini.

La violenza che strappa non solo la vita, ma la dignità, il pudore, il nome, l’identità stessa della persona. La violenza fatta sistema che confonde vittime e carnefici facendo, in modo diverso, ma per qualche aspetto anche simile, scomparire la bellezza dell’uomo e affiorare l’artiglio della bestia.

Ad Auschwitz muore l’arte, muore l’amore, muore la fantasia, vittime della routine diabolica dell’orrore, inconcepibile per una mente umana, ma ugualmente realizzato con una lucidità agghiacciante.

I viali ordinati, con gli edifici squadrati e perfettamente allineati, portano le orme indelebili degli zoccoli di uomini non più uomini, schiacciati e violentati da altri uomini non più uomini.

L’Uomo ad Auschwitz è morto.

Non so se mi ha colpito di più l’immane sofferenza inflitta a degli innocenti o la trasformazione degli aguzzini in mostri senza cuore e senza anima. Non so chi dei due abbia realmente perso la propria dignità.

Ma Auschwitz non può essere un racconto, ma solo una testimonianza.

Che ho visto stampata negli sguardi dei nostri ragazzi, quando cercavano nei miei occhi risposte che non potevo dare. Sembravano urlarmi “dimmi che non è vero, che non è possibile, dimmi che è solo una macabra messa in scena”.

Ma stavolta l’adulto non può dare risposte, perché risposte non ne ha.

L’ho vista nelle guance rigate di lacrime di una bambina di dieci anni che mi chiedeva come può l’uomo arrivare a tanto.

L’ho vista nella indignazione, nel dolore, nel tono della voce, nel rispetto dei luoghi, nella passione che la sera hanno messo nel recitare i testi di Weiss, nello scoprire che lì, in quelle celle, in quelle baracche, attraverso quel camino maledetto sono passati Massimiliano Kolbe, Edith Stein, Primo Levi e tanti altri, ignoti nel nome …

Ma ho visto anche la Speranza.

Quella Speranza che questa generazione porta in se. Questi ragazzi capaci di commuoversi e di commuovere, capaci di trovare dentro di loro la forza di respingere la barbarie e riaffermare l’amore per la vita.

Questi ragazzi che vogliono abbracciarsi, vogliono sentire il proprio calore, testimoniarsi il loro affetto, la loro voglia di vivere e di costruire da protagonisti un mondo migliore da quello che gli abbiamo consegnato.

Porteranno il grido di dolore che hanno raccolto a migliaia di kilometri dalle loro case a chi lo vorrà raccogliere.

Lo porteranno attraverso il teatro, la scuola, l’ufficio, la vita di tutti i giorni. Lo trasmetteranno ai loro genitori, ai loro fratelli, alle donne e agli uomini che amano o che ameranno.

Ma insieme al dolore porteranno anche la Speranza e cresceranno con la consapevolezza che la libertà, il rispetto per la vita, la dignità della persona non sono valori acquisiti una volta per tutte, ma vanno continuamente difesi, costruiti, migliorati.

Ma possono farcela, finchè la fiamma che in questi giorni ho visto ardere nei loro occhi, rimanga accesa, alimentata dalla consapevolezza che l’edificio della storia, ha bisogno operatori di Pace, di uomini e donne di buona volontà che considerino l’altro mai come un ostacolo, ma sempre come una opportunità ed una ricchezza.