giovedì 16 dicembre 2010

IO CONTINUO A TIFARE PER LA VITA!


Un gravissimo attacco alla vita umana e alla libertà della persona è quello che il governo filippino sta portando avanti con l’adozione di una normativa che prevede il numero massimo di due figli per coppia, pena, per i non adempienti, sanzioni economiche o addirittura il carcere ( fonte l”Avvenire” del 16.12.2010 pag.20 ).

Si sta riproponendo la politica demografica che la Repubblica Popolare Cinese sta applicando da anni, con la conseguenza che, soprattutto nei sobborghi rurali, quando il nascituro è femmina e non può essere “utile” al lavoro dei campi, si adottano pratiche abortive estreme, se non la soppressione della neonata o, nella migliore della ipotesi, la “non segnalazione agli uffici demografici”, con la generazione di individui privati della personalità giuridica e, conseguentemente uno squilibrio demografico significativo che, a breve, farà sentire tutto il suo peso.

Andare in carcere per la Vita! Un paradosso giuridico e morale che coinvolgerà inevitabilmente tutti coloro che per difendere le proprie idee o, soprattutto, la vita dei figli che stanno venendo al mondo, saranno sottoposti a vessazioni e alla privazione della libertà personale. Dopo Africa e Medio Oriente, anche l’Asia sta tornando terra di persecuzione per i cristiani che, sempre più stanno tornando nelle condizioni di difendere la propria fede a costo della vita. La storia si ripete. Ma non è un problema di Religione, o almeno non solo. Le nazioni occidentali debbono far sentire la loro voce, forte e chiara, a difesa di valori universali, primo fra tutti la difesa della vita e secondo, la libertà di ciascuno alla autodeterminazione e alla possibilità di compiere scelte di vita consone ai propri convincimenti morali ed etici.

Purtroppo, l’Europa e gli Stati Uniti sono sempre più sensibili alle problematiche economiche che alla difesa dei diritti umani e lo strapotere finanziario della Cina ha fatto ben presto dimenticare le centinaia di studenti massacrati a Tien An Men, la negazione sistematica del dissenso e poche voci autorevoli si sono levate a manifestare indignazione quando al Premio Nobel per la pace, conferito ad uno dei principali dissidenti cinesi, ovviamente in carcere, è stato impedito di partecipare alla cerimonia di premiazione e, addirittura di farsi rappresentare da un famigliare o un amico.

Sono cose che ci fanno riflettere e ci ricordano che stiamo vivendo in un paese dove la libertà di ciascuno di noi non è mai messa in discussione e dove il dissenso rappresenta una opportunità di confronto e non un crimine sociale da reprimere, finanche con il sangue. Quello che ci manca non è la Libertà, ma la maturità di saperla apprezzare e gestire. Il tutto supportato da una classe dirigente che sicuramente rappresenta la peggiore espressione dal fascismo ad oggi. La recrudescenza della violenza da parte degli studenti è, nei fatti, la frustrazione di vedersi rubato il proprio futuro da una generazione di adulti che fa della raccomandazione e della prostituzione politica il modello culturale dominante, sia a destra che a sinistra. E che non si prende neanche la responsabilità di impegnarsi a garantire il lavoro ( e non il posto ) in modo stabile e soddisfacente.

E’ una generazione di adulti che sa vivere solo di ricatti e di apparenza, mortificando aspirazioni legittime e costruendo un modello sociale virtuale dove i poveri, i deboli e i malati sono considerati prodotti di scarto e dove l’apparenza ha definitivamente preso il posto della sostanza.

E allora, uomini e donne liberi e forti sono chiamati a difendere, privatamente e pubblicamente, i valori inalienabili della vita, dal suo concepimento alla sua fine naturale, rispondendone con il proprio comportamento, le proprie risorse materiali e intellettuali e manifestando il proprio dissenso verso quelle situazioni, e torniamo alle Filippine, dove la persona e la sua libertà sono immolate sull’altare di una economia malata e lontana dall’uomo.

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