sabato 6 agosto 2016

MADRE TERESA LA KAMIKAZE DI DIO


IL 4 SETTEMBRE SARA' PROCLAMATA SANTA DA FRANCESCO
MADRE TERESA
LA KAMIKAZE DI DIO


Il 4 Settembre, nell’anno del Giubileo della Misericordia, papa Francesco regalerà all’umanità una nuova santa. Anjezë Gonxhe Bojaxhiu, al secolo Madre Teresa di Calcutta. Se qualcuno volesse cercare una soluzione alle divisioni religiose che straziano l’umanità, sicuramente la troverebbe nella vita, nelle parole, ma soprattutto nelle azioni che questa donna, minuta nell’aspetto ma gigantesca nello spirito, ha messo al servizio di quelli che ha sempre definito “i più poveri tra i poveri”. Non ha mai nascosto la sua fede, non si è mai vergognata di essere cristiana cattolica, fedele alla Chiesa e al papa. Ma non ha mai neanche guardato nessuna persona con il filtro della religione o della appartenenza ad una casta.
Una vera kamikaze di Dio, che ha donato la sua vita a chi, in una delle città più povere del pianeta, aveva perso tutto, dalla salute, all’intelletto e perfino alla dignità di essere vivente.
La sua vita è un icona al servizio, alla integrazione. Teresa amava dire: “C'è un solo Dio, ed è Dio per tutti; è per questo importante che ognuno appaia uguale dinnanzi a Lui. Ho sempre detto che dobbiamo aiutare un indù a diventare un indù migliore, un musulmano a diventare un musulmano migliore ed un cattolico a diventare un cattolico migliore. Crediamo che il nostro lavoro debba essere d'esempio alla gente. Attorno noi abbiamo 475 anime: di queste, solo 30 famiglie sono cattoliche. Le altre sono indù, musulmane, sikh... Sono tutti di religioni diverse, ma tutti quanti vengono alle nostre preghiere». »
Una gigante nelle opere, nel pensiero, ma, soprattutto, nella semplicità. Non si è mai vergognata di riconoscere di aver vissuto momenti di dubbio, su se stessa, sulle proprie scelte, sull’esistenza stessa di Dio. Stando ai racconti di padre Brian Kolodiejchukz, in una lettera alle sue consorelle, pubblicata dopo la sua morte, scriveva di aver passato dei momenti in cui non sentiva "la presenza di Dio né nel suo cuore né nell'eucaristia" e al suo confessore spirituale confidava: "Gesù ha un amore molto speciale per te. Ma per me, il silenzio e il vuoto è così grande che io lo cerco e non lo trovo, provo ad ascoltarlo e non lo sento. Giunse inoltre ad affermare: "Nella mia anima sperimento proprio quella terribile sofferenza dell'assenza di Dio, che Dio non mi voglia, che Dio non sia Dio, che Dio non esista veramente". Questo stato, che con alti e bassi accompagnò la seconda metà della sua vita, venne così commentato dalla suora: "Ho cominciato ad amare le mie tenebre perché credo che siano una parte, una piccola parte delle tenebre di Gesù e della sua pena sulla terra".
Non una fanatica, quindi, ma una fine intellettuale, per vocazione e per cultura. Una donna vicina al tormento di coloro che si avvicinano alla fede, cercando una adesione che sposi ragione e speranza e che, comunque, sceglie di aderire con raziocinio e intelligenza ad un progetto totalizzante, basato sulla estrema libertà di essere.
Una Santa, quindi che non appartiene alla solo Chiesa cattolica, pur essendone una delle figlie più illustri del secolo passato, ma all’umanità intera. Di ieri, di oggi, di domani, di sempre.
E’ la dimostrazione che il cristianesimo non è una religione, intesa in senso tradizionale come un mezzo per mettere in comunicazione la divinità con l’uomo, ma un incontro con una persona ideale, Gesù di Nazareth. E Madre Teresa ha sposato questa filosofia in ogni istante della sua vita. Vedeva il Cristo nei poveri e lo amava in essi, lo vedeva nei moribondi e lo assisteva in essi, lo vedeva nei bambini nati e non nati, di cui difendeva strenuamente il diritto alla vita. Nel discorso tenuto alla consegna del Premio Nobel, dichiarò: «Sento che oggigiorno il più grande distruttore di pace è l'aborto, perché è una guerra diretta, una diretta uccisione, un diretto omicidio per mano della madre stessa. [...] Perché se una madre può uccidere il suo proprio figlio, non c'è più niente che impedisce a me di uccidere te, e a te di uccidere me».
Un pensiero, una azione che fanno di Teresa di Calcutta la Santa di tutti, la piccola grande donna, tormentata dall’artrite e dalla malaria di fronte alla quale si sono inchinati tutti, dai mendicanti indiani ai potenti della terra quando, il 5 settembre 1997, ha lasciato la vita terrena, per riposare nella pace.
Chi cerca soluzioni percorribili al bagno di sangue che sta inondando il mondo in questi tempi tormentati, potrebbe trarre spunto dalla vita e dall’insegnamento di questa straordinaria creatura.
Anche lei, come i kamikaze dell’Isis ha scelto di perdere la sua vita per una causa. Anche lei, come i kamikaze dell’Isis combatteva un mondo che non condivideva.
Teresa, però, a differenza dei kamikaze dell’Isis, ha dato la sua vita per la Vita e non per la morte. Ha regalato pace, non distruzione, ha amato senza condizioni e non ucciso.
E credenti o no, tutti si augurano che il primo miracolo che farà, una volta salita agli onori degli altari, sarà quello di aiutare una umanità dilaniata dalle divisioni e dall’odio a tornare a guardare alla vita con gli occhi sereni di una donna innamorata.

Di Dio e dell’uomo.

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