domenica 4 luglio 2010

TUTTI A CASA!


Doppia lezione all’Italia che vuole sembrare rigorosa e organizzata, quando chi paga sono i cittadini, ma che in realtà è scialacquona e dissennata nella gestione quotidiana.

Doppia lezione, dicevo, perché dai primi Mondiali in terra d’Africa, emerge la Germania dei giovani, delle politiche serie di ricostruzione di un movimento calcistico rifondato dopo Berlino 2006.

I tedeschi, famosi per vincere le battaglie, ma per perdere regolarmente le guerre, stavolta invece la loro guerra l’hanno vinta, anzi, stravinta. Il 4 a 0 che ha mandato a casa l’Argentina ( dopo il 4 a 1 che ha fatto subire la stessa sorte ai blasonatissimi inglesi di Superfabio ) è la dimostrazione che il calcio può ancora essere una cosa bella e entusiasmante. Scesi in campo con i favori del pronostico i biancocelesti di Diego Armando Maradona, zeppi di superstar ( Messi, Tavarez, Mascherano, Burdisso … ) si sono trovati davanti un manipolo di giovanotti scatenati che non hanno alzato la testa dal primo all’ultimo minuto, macinando chilometri, saltando sempre più in alto degli avversari, mettendoci sempre testa , cuore … e piede.

L’Italia invece se ne è andata così mestamente che più mestamente non si può. Ultima nel girone più facile, con soli due puntarelli, rubacchiati a Paraguay e Nuova Zelanda e addirittura messi sotto da una modesta Slovacchia.

Abbiamo raccolto quello che il movimento calcistico italiano sta seminando. Ci siamo indignati per le scelte di Marcello Lippi, ma poi, guardandoci indietro ci siamo accorti di non avere più centrocampisti italiani da convocare e quindi, nel “luogo dove nasce il gioco” ( per dirla con Gianni Rivera ) avevamo solo vecchietti scassati ( Totti, Pirlo, Perrotta, Gattuso, Camoranesi ) o pochissimi ragazzotti di belle speranze ma di ben poco spessore. Se poi ci mettiamo che gli unici due talenti, Balotelli e Cassano li abbiamo lasciati a casa “per difficoltà di gestione”, la frittata è bella che fatta.

Tutti ormai cercano il talento straniero da portare in casa, come se dalle parti nostre il buon Dio si fosse dimenticato, dopo millenni, di far nascere pargoli con i piedi buoni e la testa a posto.

E a furia di saccheggiare le riserve auree dei poveri ( Africa e America latina in pole position ) ci troviamo di fronte a Nazionali africane e sudamericane con giocatori che giocano dappertutto meno che in Africa e la Nazionale Italiana che non ha più giocatori italiani di livello.

Come sempre, chiudiamo la stalla dopo che i buoi se ne sono da tempo andati via. La norma che prevede la riduzione immediata del numero di extra comunitari da tesserare arriva tardi e intempestiva, a dimostrazione di una politica generale del calcio fallimentare a tutti i livelli.

Occorre ricominciare, puntando sui giovani, sulle piccole squadre attive sul territorio, sui dilettanti veri, sulle parrocchie. Occorre ripartire da zero. Non è più il tempo di mettere toppe. La nave sta affondando, anzi, è bella che affondata.

Se il nostro fosse un paese serio, il presidente federale rassegnerebbe le proprie dimissioni e con lui tutto lo staff dirigenziale della FIGC.

Ma il nostro è tutto purchè un paese serio e tutti rimarranno al loro posto, a cercare, come sempre scuse e giustificazioni al dilettantismo imperante nello sport più professionistico che c’è al mondo.

E stavolta ci vorrebbe tutta la Via Lattea, perché, al punto dove siamo arrivati, neanche lo Stellone basta più…

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